(1898-1961)
Maria Lina Tozzi, futura Sr Luisa di S. Giuseppe, nasce a Borgo a Mozzano (Lucca) il 25 gennaio 1898. Molto giovane, manifesta ai genitori il desiderio di entrare in convento, ma riceve tante opposizioni, al punto che il papà le proibisce di frequentare la Chiesa e le sue amiche della parrocchia; riceve tante mortificazioni, ma alla fine la sua dolcezza e pazienza vincono l’ostilità della mamma, che però la inviterà a tornare a casa fino al giorno della Vestizione.
Portata alla vita interiore e alla preghiera, sembra sempre unita a Dio, cosa che traspare dal suo sguardo e dal suo modo di fare: ha donato tutto a Lui ed è convinta che tre sono gli aspetti fondamentali della religiosa passionista: aderire alla volontà di Dio, accettare le sofferenze come mezzo di purificazione, redenzione e santificazione, amare con carità il prossimo.
L’intensa vita interiore non la allontananò dalla concretezza del donarsi quotidiano; si dona senza sosta nelle varie attività svolte nell’apostolato: non perdere tempo, usarlo tutto per Dio, donarsi fino all’ultimo istante, questa è la sua preoccupazione. Compiuti gli studi a Firenze, svolge la sua attività come insegnante nell’Istituto Beata Giovanna a Signa; vi si dedica con amore, mirando più che al semplice e puro insegnamento, alla formazione umana e cristiana dei suoi allievi. Nello stesso periodo svolge un intenso apostolato parrocchiale nella Pieve di Signa. Aiutata da alcune consorelle e da alcuni laici, vi impianta l’Azione Cattolica femminile e incoraggia la sezione maschile: quasi tutta la gioventù signese di quegli anni ha sentito il suo influsso.
Nel 1937 viene nominata provinciale: è la prima superiora della Provincia Addolorata, appena eretta con sede nella comunità di Beata Giovanna. La sua attività cambia, ora è diretta alle suore, per le quali non si risparmia. In tempo di guerra non esita ad affrontare viaggi rischiosissimi e pericolosi per andare ad incoraggiarle nelle comunità più lontane. È per lei particolarmente triste l’anno 1944-45 perché, interrotte tutte le comunicazioni in Italia a causa della guerra, non può visitare le comunità e rimane priva di ogni notizia dalle Suore. Riversa sulle suore tutte le sue capacità fisiche e spirituali e per esse è una vera madre. Le incoraggia ad essere gioiose nel servizio e a non avere altro interesse che le anime da condurre a Dio.
Colpita da una dolorosissima malattia, che ella accoglie con la pacificazione e adesione serena di sempre alla volontà di Dio, muore a Casa Madre il 23 aprile 1961. Ha 63 anni. È ancora ricordata con affetto e venerazione da quanti hanno avuto il dono di conoscerla.
(Come hanno testimoniato, pp. 251-275).