Le Suore che pregano insieme sono un segno per il popolo

(1883 – 1970)

La sua vita è estremamente semplice; anima evangelica e limpida, in lei abbandono, fiducia, fede e amore alla Vergine si fondono e si trasformano in offerta, dono di sé, sacrificio, preghiera e testimonianza di luce. La contemplazione e l’unione semplice con Gesù si trasformano in intensissimo apostolato tra la
gente, che l’ha amata e venerata come santa.

Francesca Fallani, Sr M. Teresa di Gesù Nazareno, nasce a Lastra a Signa il 4 agosto 1883. Sappiamo poco del periodo passato prima di entrare in Congregazione: lavora in Parrocchia come catechista e ben presto manifesta il suo desiderio di consacrarsi al Signore, ma il padre si oppone duramente a questa scelta. Può realizzarlo solo dopo la morte del padre.

Sente la chiamata ad essere suora missionaria, ma la mamma, già anziana e malata, non se la sente di vederla partire lontano e lei si uniforma a questa che vede come una volontà divina. È la Vergine Maria, secondo quanto detto da lei, a dirle un giorno: “Vai presto dalle Suore Passioniste. Perché aspetti ancora?”. Entra all’età di 32 anni, facendo un’eccezione alla regola: Madre Angelica intuisce che è un’anima di Dio. Professa il 2 ottobre 1917.
Nella vita comunitaria Sr M. Teresa attua in pienezza l’ideale dell’amore che si dona e serve, senza chiedere niente per sé; è un amore crocifisso, anche se esternamente si riesce a cogliere solo una parte della sua sofferenza, mentre si impegna a donare agli altri solo la gioia. Il suo equilibrio è presto notato dalle Superiore maggiori, che le affidano l’incarico di superiora, compito che lei svolgerà in tre comunità della Congregazione, in tempi di guerra, disagiati e pericolosi. Molto materna con le suore, le vuole unite e gioiose, cura il loro bene materiale e spirituale. Ottiene dalla preghiera alla Vergine e a S. Giuseppe tanti “miracoli” che solo la fede può strappare: l’arrivo della somma di denaro che serve per l’affitto, i viveri per la comunità e le bambine, la guarigione di persone ammalate…
A Riotorto, in Toscana, dove va come superiora, lascia un’impronta indelebile per l’ardore dell’apostolato intessuto di semplicità e candore ma tenace ed efficace oltre misura. Ama la gente di amore preveniente: non aspetta che la cerchino, si mette in cammino e va a trovare nelle case chi ha bisogno. Intuisce che la gente deve essere amata e istruita nel suo ambiente, nella famiglia, nel lavoro, per strada. Bimbi, giovani, donne e uomini la cercano ed ogni porta è aperta per lei. Passa le ore e le nottate accanto ai malati, per prepararli ai Sacramenti.
Rientra a Casa Madre allo scadere dei due mandati, dove continua a dare testimonianza di candore e santità.
Torna alla Casa del Padre il 24 marzo 1970, alla vigilia della festa dell’Annunciazione: la Vergine, che ha tanto amato e dalla quale ha strappato tanti miracoli, la conduce in Cielo.

(Come hanno testimoniato, pp.385 – 412).

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